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Festa MARIA SS. Addolorata - COMISO (Ragusa - Sicilia) - 3^ Domenica di Maggio

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Il culto dell'Addolorata, insieme a quello della Passione di Gesù, è senza ombra di dubbio il culto più diffuso in tutto il mondo, in particolar modo in Italia, in Spagna e in America Latina. In Italia, la devozione per l'Addolorata ha caratterizzato particolarmente la storia e la cultura di due regioni: la Sicilia e la Puglia. Innumerevoli, infatti, sono le città ed i paesi che celebrano con viva fede e devozione il dolore di Maria, tanto da rendere tali celebrazioni caratteristica principale della loro cultura locale. Tra queste città vi è pure Comiso, cittadina del territorio ibleo, le cui origini risalgono al 200 a.C.

Come racconta Fulvio Stanganelli nel suo libro "Vicende storiche di Comiso", « Fino al 1764 la festa di Maria SS. Addolorata consisteva in poche e modeste manifestazioni di culto, organizzate la 3^ domenica di settembre dai sagristi madriciari, davanti a un'immagine appunto dell'Addolorata, venerata in una edicola tuttora esistente.

Fu appunto in quell'anno (1764) che la Congregazione della Carità, essendosi con permesso vescovile del 4 maggio, trasferita dalla sua sede di S. Biagio alla Madrice, volle dare un segno tangibile della sua esistenza, onorando la sua Patrona nel giorno anzidetto, con illuminazione, processione del Sacramento, benedizione fatta all'aperto davanti a quella nicchia e sparo di petardi.

Nel 1774 i madriciari acquistavano a Napoli una bella statua in legno dell'Addolorata, che accolsero e benedissero nella lor chiesa con grandi tripudi. Il loro scopo era chiaro: celebrare per la loro Madonna una festa vera e propria, cominciando col farla intervenire, il venerdì Santo 28 marzo del 1777, alla processione del Cristo morto dentro l'urna.

Nel 1803 fu fatta una processione molto più chiassosa degli altri anni, il clou della quale fu sempre d'allora in poi l'intervento dell' onorata maestranza in tuba, giamberga e torcia, che dava un aspetto imponente e originale a quella religiosa manifestazione.

Poiché avveniva però spesso che per l'instabilità della stagione, la festa, celebrata nel venerdì di Passione, non riusciva come ai più caldi madriciari sarebbe piaciuto, essi pensarono di trasportarla nella 3^ domenica di Maggio. Il 15 febbraio 1910 l'arcivescovo di Siracusa Mons. Luigi Bignami confermava e disciplinava la detta trasposizione.
Per questa occasione il maestro Alfio Pulvirenti, direttore della Banda musicale, musicò l'Inno alla Madonna Addolorata, il cui testo era stato scritto dall’arciprete-parroco della Chiesa Madre, Monsignor Francesco Rimmaudo».



Lo svolgersi della Festa

Il primo evento ha luogo il martedì successivo alla Domenica di Pasqua, quando, presso la sagrestia della Chiesa Madre, si insedia il Comitato dei festeggiamenti, presieduto dal Parroco, collaborato dal Vice-presidente, dal Tesoriere e dal Segretario. Non appena viene formato il Comitato, si dà inizio alla prima raccolta dei contributi da parte dei presenti, cui segue il suono festante delle campane e lo sparo beneaugurante e simbolico di sette bombe a cannone.

La domenica che precede la festa si svolge la “Cena”: ogni iniziativa richiede risorse, ed il popolo contribuisce alla festa non solo con offerte in denaro, ma anche con doni in natura, che sono raccolti a cura del comitato organizzatore la mattina e messi all'asta nel pomeriggio della domenica precedente la festa. È un momento atteso dalle persone dei vari quartieri, che spontaneamente preparano tavoli addobbati e pieni di doni. C'è di tutto: pasta, vino, salsiccia, liquori, il nostro tipico formaggio locale (il "cosacavaddu rausanu"), dolci di ogni genere, ortaggi, frutta, carne, ecc. Importante è la figura del banditore al quale è richiesta simpatia ed abilità; la prima, per intrattenere coloro che assistono interessati all'asta; la seconda, per spingere i presenti all'acquisto, elevando il più possibile il livello dell'offerta.

In preparazione della festa, nella Chiesa Madre si svolge un devoto Settenario (detto “a Sittina” composto prima del 1880): si tratta di sette strofe (chiamate in dialetto “spate”) cantate da due tenori ed un baritono in Chiesa Madre al termine della Messa vespertina. Le “spate” raccontano i sette dolori di Maria (1- la profezia di Simeone; 2- la fuga in Egitto; 3- il ritrovamento di Gesù nel tempio; 4- l'incontro di Gesù e la Madre sulla via del Calvario; 5- la Crocifissione di Gesù; 6- la morte di Gesù; 7- la deposizione con la sepoltura) e sono composte da otto ottonari piani, di cui le prime sei musicate a due a due per una voce, mentre l’ultima si canta a tre voci. La “Sittina” si svolge dal venerdì precedente la 2^ domenica di maggio al giovedì successivo. Il venerdì precedente la domenica della festa si svolge, invece, la Via Matris, una processione esterna con il quadro della Madonna Addolorata, nel corso della quale si canta per l'ultima volta la “Sittina”. Per tutta la durata del Settenario l'Altare Maggiore della Chiesa Madre rimane velato da una pregevole tenda di filet ricamata nel 1928 nel laboratorio della signorina Giuseppina Agosta. Il ricamo è costituito da un grande cuore trafitto da una spada, dai simboli dei quattro Evangelisti e dalle parole di Gesù a Giovanni: “Ecce Mater Tua”.

Il sabato vigilia della festa si tiene la processione detta “a piddiata ro mantu”, ovvero una processione dalla Chiesa di San Biagio alla Chiesa Madre con il prezioso manto di velluto blu notte che avvolge il simulacro, la spada, la raggiera e il fazzoletto che la Madonna stringe tra le mani.

A tale processione segue quello che è tra i momenti più attesi e carichi di emozione, nonché suggestivi ed affascinanti della festa: la “Svelata. È un momento molto atteso da tutti perché dopo un anno il simulacro settecentesco della Vergine Addolorata, gelosamente custodito nella nicchia dell’Altare laterale a Lei dedicato, riappare agli occhi dei tantissimi fedeli che gremiscono la Chiesa. Per l’occasione l’Altare Maggiore su cui viene disposto il simulacro viene adornato da uno splendido addobbo costituito da innumerevoli fiori, tende, stucchi, elementi architettonici appositamente creati, candelabri, ceri e quant’altro occorra a rendere l’addobbo dell’altare un elemento di sorpresa, di fascino e di distinguo della festa. La “Svelata ” si celebra all'inizio della Messa pomeridiana e consiste nel ritiro della tenda di filet, accompagnato dal lancio di petali di rose e di volantini in tutta la navata centrale, nonché dallo sparo di una nutrita moschetteria, e dagli entusiastici “Viva Maria Addolorata!!!” che hanno inizio con l’apparire del simulacro dell'Addolorata. Subito dopo la “Svelata”, uno stuolo di voci bianche (circa 150 bambini) canta l’Inno all'Addolorata. È uno dei momenti più vibranti ed emozionanti della festa. Subito dopo l’Inno continua regolarmente la solenne Celebrazione Eucaristica.

Ecco l'Altare Maggiore privo di addobbo:



Ecco l'altare della Svelata del 2009:





Ecco l'altare della Svelata del 2010:

Ecco l'altare della Svelata del 2011:

L’alba della domenica della festa è salutata dallo sparo di un centinaio di colpi a cannone ed altri artifizi più elaborati, cui risponde il suono gioioso e festante delle campane della Chiesa Madre. Sin dal mattino i fedeli giungono a trovare posto nel vastissimo Duomo della Chiesa Madre per partecipare alla solenne Celebrazione Eucaristica e per fare affidamento alla Vergine Addolorata.

Nel pomeriggio si assiste ad un altro momento cloue della festa: “a sciuta”. La Madonna, posta nel suo magnifico fercolo dorato, sospinto con devozione, entusiasmo e senso di appartenenza da circa 100 portatori, esce dalla “Matrice” tra gli entusiastici “Viva Maria Addolorata!!!” dei fedeli, lo scampanìo e il tradizionale “Trionfo di Maria SS. Addolorata” (la caratteristica marcia della festa eseguita dalle bande musicali). Subito dopo l'uscita, il fercolo fa trionfalmente ingresso nella vicina Piazza Fonte Diana, straripante di fedeli, ove il coro di bambini canta nuovamente l'Inno all'Addolorata, seguito dallo sparo di numerosissimi mortai a volantini e da una prolungata moschetteria. Segue poi la lunga processione per le strade cittadine fino alla mezzanotte, al termine della quale segue, come consuetudine e tradizione vuole, un imponente spettacolo pirotecnico, che conclude in maniera entusiasmante la ricca giornata di festa.

 



 

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