Cenni storici
L'ARTE DEI FUOCHI ARTIFICIALI

Dai falo’ al salnitro Il fuoco ha sempre rappresentato per l'uomo una doppia simbologia: forza creatrice, ma anche elemento distruttore, segno di paura e strumento di offesa in occasioni belliche.
Le prime testimonianze di fuochi accesi per la gioia dell'uomo risalgono al 479 a. C. Per festeggiare la sconfitta dell'Impero Persiano nella battaglia di Platea, Atene dispose lungo circa 120 paesi diversi, una serie di giganteschi falo’ mentre Paolo Emilio dopo la battaglia di Pidna nel 168 a.C., che vide la conseguente conquista della Macedonia, brucio’ in un gigantesco e macabro rogo le spoglie dei vinti.
Era sempre il fuoco l'elemento centrale intorno al quale si realizzavano molti cerimoniali. In Francia, ad esempio, molte danze si riferiscono al culto del fuoco: le piu’ antiche sono i "brandons" (fiaccola di paglia attorcigliata) e quella di S. Giovanni, la cui festa popolare piena di leggende e superstizioni era celebrata il 24 giugno. Si narra che in questa notte vi si concentrasse il massimo dell'infezione atmosferica e che gli spiriti maligni acquistassero una maggiore forza, moltiplicando la possibilita’ dell'uomo di essere colpito da morbi e da disgrazie. I contadini percorrevano con le loro fiaccole i campi fino all'alba,alternando canti, scongiuri, preghiere, minacce di bruciare alberi o animali poco produttivi, per essere preservati durante l'anno dall'insolazione, dal malocchio e dalle infezioni.
Con il passare dei secoli la forza del fuoco, non piu’ sufficiente a sollecitare l'immaginazione dell'uomo, fu utilizzata per scopi ben piu’ pratici.
I primi interventi per amplificare e convogliare la potenza delle fiamme furono applicati nella maggior parte dei casi in campo bellico.
Nella storia antica molte le testimonianze descritte: per incendiare le fortificazioni di legno nemiche, Enea il Tattico (360 a.C.) utilizzava una specie di proiettile infuocato composto da un involucro contenente un miscuglio di segatura, pece, incenso e zolfo e dotato di acuminate punte di ferro, mentre nel 769 d. C. Callinico con macchine costruite sul modello della balestra lanciava sul nemico dei vasi in terracotta contenenti il cosiddetto "Fuoco Greco", una miscela di resina, catrame, oli grassi vegetali e nafta.
Siamo ancora lontani dalla scoperta di sostanze esplodenti anche semolta bibliografia attribuisce ai Cinesi l'uso del salnitro. Furono gli Arabi invece che, all'inizio del XII secolo, facilitati dai rapporti che mantenevano con la Cina, trattarono la scoperta in maniera rigorosamente scientifica, ne studiarono la combustione e le proprieta’ propulsive che utilizzarono per la fabbricazione di proiettili a forma di frecce, sparati a distanza da canne di metallo o per rudimentali carri incendiari da lanciare nella mischia della battaglia.
La miscela giusta cio’ nonostante non si puo’ accertare con sicurezza quando e chi, Arabi o Cinesi, per la prima volta fece uso del salnitro, elemento essenziale per la preparazione della polvere pirica. Si e’ in ogni modo sulla strada giusta per la scoperta definitiva della famigerata miscela. Data e inventore della polvere da sparo sono anch'essi controversi: correntemente si usa attribuire l'invenzione a Bertold Schwarz (1310-1384) leggendario monaco di Friburgo in veste di consulente bellico durante la guerra dei veneziani contro Genova nel 1380.
Un secolo prima pero’ la famosa polvere era stata sperimentata da un altro inventore: Ruggero Bacone (Ilchester, Somersetshire 1214-Oxford 1294), teologo, filosofo e scienziato inglese. Nel suo De Utilitate Magiae si legge "Voi potreste provocare un tuono e dei lampi quando vorreste, non avreste che prendere dello zolfo, del nitro e del carbone, i quali separatamente non hanno alcun effetto, ma mescolati insieme e chiusi in qualcosa di cavo e occluso, fanno rumore piu’ del tuono".
Le tre polveri, tra dispute scientifiche, cronache imprecise e laboratori saltati in aria, divennero cosi’ le protagoniste del piu’ rumoroso spettacolo della storia. Lo zolfo e’ noto da tempi antichi e nella composizione della polvere ne accresce la capacita’ esplosiva, assicurando la consistenza e la conservazione nel tempo. Il nitrato di potassio, o salnitro, in natura e’ un sale bianco che in passato era raschiato da rocce e vecchi muri e artigianalmente preparato stratificando in un unico blocco della terra calcarea, sali e letame. Il cumulo veniva poi continuamente innaffiato con urine, letame e acqua saponificata. Dopo circa un anno, a decomposizione avvenuta, il nitro formatosi era estratto con abbondanti lavaggi di acqua. Nella miscela, il nitrato di potassio, e’ un elemento importante per l'esplosione in quanto durante la combustione sviluppa una tale forza dirompente da distruggere ogni materiale che tenti di contenerla.Infine, al carbone spetta il compito di assicurare la buona combustione dell'intero composto.Il primo esempio di come fu utilizzata la polvere pirica a fini spettacolari lo troviamo nelle Sacre Rappresentazioni. Una forma teatrale, nata in Italia intorno all'Anno Mille, che caratterizzo’ l'affermazione culturale del Cristianesimo. Infatti lo scopo di questi spettacoli era di commentare e di illustrare al popolo il significato dei fatti sacri della vita di Cristo; gli illetterati, che non erano in grado di intendere il latino ufficiale della liturgia, ricavavano cosi’ dal teatro elementi di meditazione e edificazione spirituale. La struttura del dramma sacro prevedeva l'allestimento di una zona che simulasse l'inferno, e proprio nella sua realizzazione scenografi e macchinisti si sbizzarrivano nell'uso di sostanze pirotecniche per creare effetti davvero speciali: fiamme, forti bagliori, fumi, saette e tuoni.
Dall'uso teatrale a quello mortale all'inizio del XIV secolo, in ambito militare, comparvero le cosiddette"bombarde e spingarde", rudimentali cannoni a retromarcia che sparavano proiettili di pietra e di metallo mentre sul versante dei fuochi artificiali, nonostante fossero gli stessi artificieri a lavorare in entrambi i settori, i risultati erano molto discutibili.
Piu’ tardi i fuochi di artificio si arricchirono di uno strumento essenziale per la creazione di tutta la pirotecnica moderna: il razzo.Importato in Europa dalla Cina era costituito da un cilindro di cartone,chiuso anteriormente da un cono con punta metallica e da un ugello nella parte posteriore. Il cilindro era legato ad un'asta di legno sottile che gli permetteva di mantenere una direzione costante mentre il propellente era composto, ovviamente, da polvere pirica. Nonostante gli sforzi "tecnici" questi razzi non raggiungevano grandi altezze, resi pesanti dalla cartapesta
    * legno utilizzati per raffigurare
    * animali o personaggi grotteschi, ne’possedevano molta autonomia.
Tra draghi volanti e goffi veicoli ulteriori testimonianze provengono dall'uso bellico della pirotecnica.Conservato nella Biblioteca Nazionale di Monaco esiste un manoscritto del 1420, opera dell'ingegnere italiano Giovanni de Fontana, dove sono descritti apparecchi da guerra di ogni forma e destinazione. Tra questi una "lanterna magica" che teoricamente avrebbe dovuto proiettare terribili demoni tali da costringere i nemici alla fuga, ma piu’ importante e’ lo studio di un congegno semovente, anch'esso destinato a terrorizzare i possibili invasori.
Il disegno raffigura una strega con ali da pipistrello dove due razzi,disposti lateralmente alla testa, avrebbero creato un movimento oscillatorio, mentre un complicato sistema di funi tiranti comandate a mano determinava un movimento sincrono delle braccia, ali, coda e corna.
Per aumentare l'aspetto "agghiacciante" del personaggio una candela accesa trovava posto all'interno volutamente cavo. A parte gli effetti terrorizzanti del tutto discutubili, l'idea presentava due importanti novita’: l'utilizzo della propulsione del razzo come energia cinetica e l'elemento scultoreo, ambedue sfruttati nelle meravigliose macchine pirotecniche rinascimentali che incontreremo in dettaglio nella seconda parte.
L'aspetto pirotecnico nelle attivita’ festive fiorentine offre,intorno alla meta’ del quattrocento, molti spunti di interesse.
Dopo il Trionfo d'Amore, una sorta di obelisco di legno, gesso e cartapesta alto una decina di metri e sulla cui cima troneggiava un enorme cuore rosso, da cui spuntavano lingue di fiamme , razzi e utilizzato nella Armeggeria(grandiosa serenata con sfilata, prodezze a cavallo e canzoni d'amore) per colpire emotivamente il cuore dell'innomorata, troviamo i primi apparati per i fuochi artificiali: le girandole. Da semplici congegni in legno e a forma di ruota, ancorati nel mezzo, che erano riempiti di polvere nera che accesa li faceva girare velocemente creando cerchi di fuoco, a vere e proprie macchine sceniche costruite dall'abile ingegno di Nicolo’ Pericoli, detto il Tribolo.
Macchine da fuoco per le feste Il fascino di queste macchine era ridotto non potendosi apprezzare attraverso i colori. Per il fuoco colorato si dovranno aspettare circa due secoli. Intanto in tutte le citta’ piu’ importanti della penisola lo spettacolo del fuoco si diffondeva, attirando intorno a se’ l'attenzione di appassionati ed artisti. Il primo libro, o sicuramente uno dei primi, che studio’ la pirotecnica in Italia fu il "De Pirotechnia" del senese Vannoccio Biringuccio, alchimista-chimico vissuto tra il 1480 e il 1539.
A Roma, in occasione di elezioni papali, si usava allestire a Castel S.Angelo fuochi pirotecnici diretti verso il cielo affinche’ l'intera citta’ potesse ammirarli, mentre Venezia, fra i tanti momenti di festivita’ solenni della seconda meta’ del cinquecento, raggiunse l'apice della capacita’ organizzativa nell'accogliere e celebrare ospiti illustri con fuochi d'artificio. I festeggiamenti per l'arrivo in citta’ di Enrico III di Valois nel 1574 durarono otto giorni e ogni notte la laguna fu illuminata da continui spari di fuochi aerei.
Bombe che poste in cilindri di ferro, come dei mortai, furono lanciate in aria, dove esplodendo formavano figurazioni simili a fiori.
Anche nella Commedia dell'Arte, forma di rappresentazione teatrale nata e sviluppata in Italia nel corso del Cinquencento, furono usate manipolazioni di fuochi e trucchi scenici con significati e tecniche diverse rispetto al teatro religioso.
In alcuni canovacci della Commedia dell'Arte napoletana sono manzionati un "tricchitracche" (piccoli petardi che esplodono in sequenza) e un "folgoretto", piccolo razzo senza asta che emetteva un sibilo e saettava al suolo. Se nel teatro religioso, mediante i trucchi col fuoco, si vollero simulare presenze divine, nella Commedia i mezzi pirotecnici ebbero il senso dello sberleffo, dello scherzo e lo scoppio che nella Scara Rappresentazione evocava un segno del potere di Dio, un castigo, un'intimidazione,tra i comici dell'arte era invece un pretesto per un lazzo o un gesto scurrile rivolti al divertito pubblico.
Sul finire del Cinquecento si configuravano sempre piu’ chiaramente i caratteri delle future feste barocche.
Dai festeggiamenti volti principalmente al puro svago si passava a una forma di collettivo divertimento legato alla magnificenza ed alla solennita’. Simbolo di questa nuova tendenza fu la riscoperta di uno spettacolo in uso presso gli antichi Romani: la "Naumachia".
In sintesi era una battaglia navale simulata che si svolgeva in uno spazio urbano preparato ed allagato.
Il ruolo del fuoco artificiale nella Naumachia fu fondamentale. Le applicazioni pirotecniche per simulare la battaglia come cannoni che sparavano granate, razzi risolsero problematici effetti scenografici.
Una delle Naumachie piu’ famose e’ quella che si svolse l'11 maggio del 1589 nel cortile di Palazzo Pitti a Firenze per il matrimonio tra Ferdinando I e Cristina di Lorena, il cui tema fu incentrato sullo scontro fra Cristiani e Turchi.
Giuseppe Pavoni nel suo Diario descrive cosi’ le fasi del combattimento: "Fuochi artificiali abbruciavano fino nell'acqua" tra "grida, e suoni di trombe, tamburri, pive e gnaccare" mentre con il passare del tempo si andava riempiendo "il mare e l'aria di fumo che piu’ si scorgeva cosa alcuna".

Testo integralmente tratto dal sito web http://web.tiscali.it/pirotecnia - di Giovanni Scavo

 

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